lunedì 6 maggio 2013

Un SEO sa molte più cose.


Un SEO sa molte più cose di quanto possiate pensare, o almeno dovrebbe saperle per poter meritare a pieno titolo questa definizione. Chi fa SEO, e lo fa con competenza, sa molte più cose di quante normalmente gliene vengono attribuite.
A metterlo in chiaro è un video di Rand Fishkin, che nel suo ultimo Whiteboard Friday spiega come è cambiata nel tempo la professione del SEO e come si trasforma continuamente. Ogni giorno.
Molti SEO infatti non si definiscono più tali, ma preferiscono definire piuttosto la loro attività di online marketing, inbound marketing, earned media marketing, ecc. ampliando il concetto di SEO con una visione della professione a tutto tondo. Tanto che la domanda di Fishkin, in sostanza, è: “vale ancora la pena parlare di SEO o è troppo limitativo?”.
Negli ultimi dieci anni questa professione ha subito notevoli trasformazioni. Prima chi faceva SEO si occupava di scrivere contenuti a tema con l’argomento del sito da promuovere, mettere correttamente le giuste keyword all’interno del testo, ottimizzare i tag, costruire o modificare l’architettura informativa e il gioco era sostanzialmente fatto. Poi si sono aggiunti i link (con tutte le attività spammose che ne sono seguite), ma questo era sostanzialmente tutto quello che faceva un SEO.
Ma il mercato cresce e si allarga, nascono nuovi tool, nuove piattaforme, nuovi fattori di ranking, ma soprattutto cambiano le esigenze. E cambia anche il SEO.
Il SEO non fa più solo SEO, ma fa marketing online, perché le necessità delle aziende aumentano e cambiano e così il SEO deve abbracciare progressivamente nuovi interessi e nuove discipline, interessarsi di altri contesti, vedere ciò che succede fuori e adattarsi continuamente al mondo che cambia.
In breve, l’ottimizzazione sui motori di ricerca è solo una delle tante attività del web marketing che il SEO deve portare avanti, sempre più alle prese con i social network, la link building attraverso i contenuti, blog, community, settori in cui deve intervenire necessariamente per poter portare a casa il risultato finale.
Con il tempo si è passati quindi dalle tattiche alle strategie a lungo termine, dettate dal moltiplicarsi dei fattori di ranking che incidono sul posizionamento, che hanno spinto i SEO a prendere in considerazione l’analisi dei dati per poter gettare le basi di una pianificazione di marketing.
Ma mentre la figura del SEO cresce, cambia e si trasforma a seconda dell’espansione e dell’evoluzione del marcato, molti restano ancorati ad un’immagine poco lusinghiera di questa professione, associata ad attività ormai in decadenza (perlomeno nella maggior parte dei casi) di spamming, manipolazione, studio di strategie in grado di ingannare il motore di ricerca violando le sue regole e assumendo comportamenti poco etici.
La cosa più importante da capire è che il SEO - proprio come la disciplina e il settore in cui lavora – cambia continuamente, ad una velocità pazzesca, e abbraccia progressivamente molti settori un tempo considerati lontani.
Qualche esempio?
In passato  il SEO si occupava solo di ranking, contenuti, tag e link. Oggi deve conoscere e saper precedere decisioni anche nel settore della user experience e del design, dei contenuti, del brand e dell’email marketing, nelle PR online e offline, nella vendita e advertising, nella programmazione, nel servizio e assistenza clienti, nei social network e nelle community.
Senza conoscere e influenzare questi settori, il SEO non può definirsi un vero SEO.
E allora cosa fa un SEO?
Semplice, aiuta il cliente a migliorare il suo business e senza tener conto di tutti questi fattori, l’azienda avrà difficoltà a crescere!

(Fonte: www.pmiservizi.it)
Cesare Paris
Seo Specialist
Ufficio Stampa 

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