giovedì 9 maggio 2013

Le attività SEO richiedono tempo e pazienza

Perché per la SEO ci vuole così tanto tempo? Perché devo aspettare così tanto prima di vedere risultati? Se vi siete affidati ad un SEO, almeno una volta nella vita, avrete sicuramente posto queste domande al vostro consulente, ansiosi di capire dove vanno i vostri soldi, come vengono spesi, in cosa consiste il lavoro del SEO, ma soprattutto perché alcune attività, come quella della link building, richiede così tanto tempo.

In realtà, non richiede solo tanto tempo, ma anche molta pazienza.
Un articolo di Search Engine Journal spiega quali sono le attività SEO che richiedono tempi più lunghi e il maggiore dispendio di energie. In breve, ecco i motivi per cui, se volete andare lontano, dovete avere pazienza.
Analizzare la concorrenza richiede più tempo di quanto possiate pensare

A meno che non mettiate sul mercato un prodotto o un servizio innovativo, avrete dei competitor forti e già piazzati sul mercato, ben visibili nelle SERP (risultati dei motori di ricerca). Individuare tutti i concorrenti e portare il vostro sito agli stessi livelli dei siti concorrenti è un’operazione che richiede tempo e costanza.

Anche il migliore dei SEO avrà bisogno di capire qual è la vostra posizione in rapporto alla concorrenza. Nella maggior parte dei casi infatti, i vostri competitor hanno impiegato anni per costruire un sito che funzioni e per alimentare la link building.
Un’analisi approfondita prenderà in considerazione ogni singolo link che porta alle pagine del sito dei competitor, studierà la lista di parole chiave con cui si posiziona e con cui vorreste posizionare anche il vostro sito!

Per agevolare questo lavoro ci sono dei tool, come Majestic SEO e Open Site Explorer, che possono aiutare a tracciare un quadro più preciso della situazione attuale, ma questa è in ogni caso un’operazione lunga.
Se il vostro settore è troppo competitivo, a volte, è necessario rivedere la strategia. Se le parole su cui state puntando sono troppo concorrenziali, è bene puntare sulla long-tail, ovvero su quelle keyword che possono contare su un numero medio-basso di ricerche, ma che messe insieme possono ritagliarsi, in meno tempo e meno difficoltà, una fetta di mercato considerevole. Puntare sulle nicchie e sule micro nicchie può fare la differenza.
Ottenere link da siti autorevoli

Si fa’ presto a dire “link building”! Spesso chi ha un’azienda online chiede con estrema facilità che vengano inseriti qua e là dei link che puntino al proprio sito.
Ma ne vale sempre la pena, indipendentemente dal sito? Certamente no!
Innanzi tutto, bisogna individuare i siti che i vostri competitor usano per i backlink.
Ci sono normalmente, un po’ dappertutto e per ogni settore, dai 5 ai 100 siti diversi che tutti i vostri competitor usano per aumentare la link popularity e l’autorevolezza del loro sito.

A questo punto, è necessario creare un database, evidenziando quanti di questi link vengono dallo stesso sito, da quali pagine, a quali pagine puntano e da qui potrete capire meglio come poter ottenere anche voi un link da questi siti.
Ma c’è di più, perché oltre a fare questo, è fondamentale andare oltre: trovare link da pagine che nessuno dei vostri competitor sta usando, o almeno pagine usate da un numero molto ristretto di competitor.

Oggi è davvero difficile trovare siti di qualità che non siano già stati sfruttatati dai concorrenti per la link building, ma è possibile ed è uno dei nodi centrali di una link building di qualità.
Tutto questo, come potete immaginare, richiede tempo. Ed è solo l’inizio!

(Fonte: www.pmiservizi.it)
Cesare Paris
Seo Specialist
Ufficio Stampa

App mobile, Viber si lancia nella versione desktop

Viber, l’applicazione mobile che consente di inviare messaggi gratuiti ed effettuare telefonate in HD sfruttando il traffico dati, ha annunciato il rilascio di Viber Desktop per Mac e PC. L’applicazione, disponibile su Android, iOS, Windows Phone e BlackBerry, ha permesso a oltre 200 milioni di utenti di inviare messaggi gratis e chiamate in ogni parte del mondo e ora intende trasferire la stessa modalità di utilizzo anche per chi si trova davanti a una postazione desktop.

Come riportato nel comunicato stampa ufficiale di Viber, l’azienda ha replicato il processo di attivazione alla base dell’applicazione mobile anche nella versione desktop. Non appena si installa Viber Desktop, viene richiesto l’inserimento del numero di telefono su cui è presenta l’app mobile. Il passaggio successivo prevede l’invio di un codice al dispositivo mobile che automaticamente trasferirà i contatti presenti sullo smartphone all’applicazione desktop.

Viber ha realizzato una serie di funzionalità combinate, tra cui la possibilità di trasferire le chiamate tra Viber Desktop e Viber app con un semplice click, di ricevere e inviare messaggi su tutti i dispositivi di eliminare una conversazione da un unico dispositivo (eliminandola contemporaneamente da tutti gli altri dispositivi su cui Viber è installato). “La gente spende una notevole quantità di tempo sul proprio smartphone. Tuttavia, molto dell’uso che si fa delle applicazioni avviene anche in casa o in ufficio, dove si hanno a portata di mano computer portatili o desktop. Con Viber Desktop è ora possibile utilizzare sempre il dispositivo più comodo“, ha così commentato Talmon Marco, CEO di Viber.

La novità che coinvolge soltanto la versione desktop riguarda la possibilità di effettuare videochiamate, in questo caso però solo da desktop a desktop. Il rilascio di Viber Desktop si inserisce nel rilascio della versione 3.0 dell’applicazione, che assicura una serie di aggiornamenti dedicati a tutti i dispositivi. Tra questi, l’ultimo stato online, il miglioramento delle prestazioni, l’invio di foto, nuovi adesivi e i video messaggi.
L’aggiornamento più importante riguarda il supporto a otto nuove lingue, oltre alle 27 lingue globali. La versione per Android supporta ora l’olandese, il coreano, lo svedese e il turco, mentre la versione per iPhone ha aggiunto l’olandese, l’indonesiano, il coreano, il malese, lo svedese, il tailandese, il turco e il vietnamita.

(Fonte: www.pmiservizi.it)
Cesare Paris
Seo Specialist
Ufficio stampa

mercoledì 8 maggio 2013

Google omaggia Saul Bass con un doodle animato

La homepage odierna di Google ospita un doodle per festeggiare le 93 candeline che Saul Bass avrebbe soffiato oggi.
Questo il geniale omaggio che il motore di ricerca Big G. ha voluto rendere all’importante figura creativa statunitense.


Saul Bass avrebbe compiuto oggi 93 anni: designer, pubblicitario americano, ha firmato titoli di coda, poster e sequenze di apertura per pellicole indimenticabili come “La donna che visse due volte”, “Psycho”, “Intrigo Internazionale” ma anche “Spartacus” e “Shining”. Google lo festeggia con un doodle animato: un cortometraggio da mettere in play sulla home di Big G. Ecco qualche estratto.

Il genio creativo Bass nasce nel 1920 nel Bronx a New York e la sua attitudine gli fa ottenere con facilità una borsa di studio all’Art Students College di Manhattan appena compie 18 anni.
Nel 1944 inizia a lavorare con Warner Bros e da quel momento non prenderà mai più le distanze dal mondo del cinema, fino alla morte che lo sorprende il 25 aprile del 1996 a 75 anni. Lo ricordiamo anche per la grafica di “Casinò” di Scorsese e di “Schindler’s List” di Spielberg e per aver creato i loghi di At&T, Minolta e United Airlines.

(Fonte: www.giornalettismo.com)
Cesare Paris
Seo Specialist
Ufficio Stampa

martedì 7 maggio 2013

Tecnologia al servizio del turismo, questo è italiavirtualtour

Digitalizzazione, valorizzazione e promozione del patrimonio pubblico e privato del territorio italiano per favorire e sostenere lo sviluppo del turismo.
E’ questo l’obiettivo del portale web www.italiavirtualtour.it che, utilizzando nuove forme di comunicazione e di coinvolgimento del tessuto produttivo, punta alla realizzazione di progetti di Marketing Territoriale mettendo in essere una serie di programmi e strategie volte a garantire lo sviluppo di un comprensorio territoriale.

Proiettati al futuro

In un contesto di mercato sempre più esigente e diversificato, è necessario rispondere con un’azione al passo con i tempi, che si intersechi sul territorio e coinvolga tutti i soggetti interessati allo sviluppo economico quale fonte di nuova ricchezza.

Il Virtual Tour fotografico è un’esperienza visiva che rappresenta la realtà nel migliore dei modi, con riprese fotografiche interattive in High Definition a 360° ed è il più evoluto strumento di comunicazione, che genera un concreto vantaggio competitivo.

per Comuni

L’obiettivo primario è far emergere l’eccellenza del territorio, sostenendone la massima visibilità, quale strumento indicatore della forza disponibile per lo sviluppo economico. Sarà così possibile mettere in luce migliaia di tesori nascosti o difficilmente accessibili che fanno parte dell’immenso patrimonio artistico, culturale e storico d’Italia, preservandoli attraverso un’opera di digitalizzazione che possa rendere le opere d’arte fruibili a tutti.

...e Aziende

Allo stesso tempo, vogliamo porre all’attenzione della new-economy le imprese che propongono prodotti d’eccellenza per rafforzare la crescita della soft economy coniugando conoscenza e innovazione attraverso l’identità, la storia, la creatività e la qualità di un’economia che, attraverso le leve della coesione sociale e della competitività, tragga forza dalle comunità e dai territori.

Attraverso lo strumento del Virtual Tour, corredato da informazioni e itinerari turistici, la nostra azienda è in grado di offrire soluzioni evolute nell’ambito della Information Technology e Web Communication applicate al settore del turismo che consideriamo un supporto concreto per l’economia nazionale.
Intendiamo contribuire concretamente alla diffusione della conoscenza del patrimonio nazionale, rendendolo evidente attraverso la pubblicazione di Virtual Tour e di itinerari tematici progettati per il territorio, che abbiano la funzione di indirizzare visitatori e turisti verso le mete rappresentate.

Uno staff di specialisti nei diversi settori dell'ICT, un progetto editoriale in continua evoluzione aderente alle ultime direttive della Comunità Europea in materia di open data e di digitalizzazione e valorizzazione del patrimonio culturale, permettono di offrire un prodotto all’avanguardia e durevole nel tempo.
A tutto questo uniamo l’esperienza nella comunicazione outdoor, che consente di fornire prodotti turistici specifici, integrati e personalizzati per le esigenze dei soggetti pubblici e privati.

Cesare Paris
Seo Specialist
Ufficio Stampa

Puoi scovare chiunque sui social, basta una mezza giornata

Bastano dodici ore, non un minuto di più. Anzi, forse meno se chi cerca godesse di qualche incentivo a sbrigarsi. Non c'è scampo: ciascuno di noi può essere individuato attraverso i social network, Facebook, Twitter e compagnia, nel giro di mezza giornata. A partire ovviamente da indizi minimi come una fotosegnaletica, il nome o l'area in cui risiede. Non occorre molto di più per associare un'identità precisa a un volto e a molte altre informazioni collegate. A provarlo, una serie di dati diffusi dallo scienziato Alex Rutherford, che ha coordinato un gruppo di lavoro del Masdar Institute of Science and Technology di Abu Dhabi, dell'Università della California a San Diego, del Massachusetts Institute of Technology e dell'Università di Edimburgo. Insieme ad alcuni collaboratori conduce da anni studi sul tema e, dopo un primo esperimento organizzato dall'agenzia Darpa nel 2009 i cui esiti sono stati pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, ha di recente partecipato a una singolare competizione: la Tag Challenge. Poco più di una caccia all'uomo virtuale con tanto di premio in denaro che ha tuttavia fornito una ricaduta notevole in termini di privacy e identificazione, personal tracking e riservatezza.

Nel corso della caccia al sospetto bisognava trovare cinque persone in altrettante città d'Europa e degli Stati Uniti, da Washington a Bratislava passando per Stoccolma, Londra e New York, partendo da uno scatto dell'uomo o della donna, dalla città e dal fatto che avrebbero indossato una maglia col logo dell'evento. Null'altro a disposizione dei team partecipanti. Rutherford e i suoi, in quella situazione capitanati da Iyad Rahwan, hanno vinto riuscendo a pescarne tre su cinque. Da qui, la riflessione più ampia sui livelli di separazione temporale: quanto tempo occorre per scovare un individuo a caso attraversando i miliardi di contatti e intrecci a cui le decine di piattaforme sociali danno vita? O meglio: quanto tempo serve affinché la mobilitazione condivisa conduca alla sua individuazione? Risposta: appena una dozzina di ore, se non di meno. "È accaduto qualcosa di notevole  -  ha detto l'organizzatore della gara, Joshua deLara  -  una squadra di persone sparse fra Usa, Gran Bretagna ed Emirati Arabi Uniti è stata in grado di trovare una persona in Slovacchia in meno di otto ore a partire da una foto".

Un punto di vista che, anche se in parte diverso, prende le mosse dal pionieristico studio del sociopsicologo americano Stanley Milgram, che nel lontano 1967 dette vita a un esperimento illuminante e apripista del settore: inviò 160 pacchetti a persone scelte a caso negli Stati Uniti chiedendo loro di inoltrare ogni singolo plico a un cittadino di Boston. Unica regola: individuarlo a partire esclusivamente dal nome. Il primo pacco arrivò a destinazione passando solo da due paia di mani in appena quattro giorni. Anche se il resto del carico impiegò molto tempo. I social media hanno decisamente ridotto la forchetta cronologica e rivoluzionato le dinamiche di relazione proiettandole su scala planetaria e stringendoci ancora di più in un unico abbraccio fatto di like, tweet e geotag. Lo si è visto nel caso dell'ultima tragedia di Boston o nel corso delle cosiddette "primavere arabe".  Secondo Facebook, per esempio, saremmo tutti connessi al massimo attraverso quattro gradi di distacco. Due in meno di quanto aveva scoperto Milgram.

"Abbiamo mostrato che queste dodici ore di separazione sono possibili fondamentalmente grazie all'abilità dei social network di mobilitarsi in maniera mirata, sfruttando al massimo la geolocalizzazione nel reclutamento delle persone da coinvolgere nella ricerca" racconta Rutherford disegnando una sorta di esercito mondiale di agenti (neanche troppo) segreti pronti a centrare l'obiettivo attivandosi in tempo reale. Il ricercatore ha aggiunto come i tempi di tracciamento potrebbero perfino raffinarsi e accorciarsi se vi fossero ragioni forti a spingere le persone come un premio, un pagamento o un qualche tipo d'incentivo. Riflessione essenziale che potrebbe avere applicazioni importanti nel modo in cui i politici o le grandi organizzazioni mobilitano i propri supporter o aiutare nelle situazioni d'emergenza per identificare vittime o dispersi. Non si scappa, a parte qualche errore, all'occhio planetario dei social.

(Fonte: www.repubblica.it)

Seo Specialist
Ufficio stampa

Shazam, non soltanto la musica, ora riconosce anche i programmi tv

Oltre 300 milioni di utenti, 10 milioni di ricerche al giorno, 2 milioni di download ogni settimana, un totale di circa 300 milioni di dollari di canzoni vendute tramite iTunes nel 2012. Ecco i numeri di Shazam, l'applicazione per smartphone che riconosce il nome del brano musicale che state ascoltando con un semplice tocco. Ora, dopo aver conquistato il mercato musicale, la compagnia inglese vuole entrare anche nei nostri televisori. Come? Con un servizio che arricchisce la visione di un programma con informazioni e contenuti extra. Ad esempio, mentre sullo schermo scorrono le immagini di Titanic, Shazam mostrerà curiosità sul cast, link al sito ufficiale o alla pagina su Wikipedia, i profili Twitter degli attori protagonisti o i cinguettii degli altri appassionati sull'argomento. Il software registra l'audio del programma e lo confronta col suo archivio, che comprende anche trasmissioni in diretta come concerti o eventi sportivi. Così è in grado di capire cosa stiamo guardando in pochi secondi.

"Possiamo fornire qualsiasi tipo di informazione. Per ora potrete scoprire la trama di un film o il nome del protagonista, ma in futuro anche la marca e il modello del vestito indossato da una cantante o un attore, e con un click arrivare al negozio online dove acquistarlo", spiega Andrew Fisher, amministratore delegato di Shazam dal 2005, sul sito ufficiale. L'obiettivo è creare un nuovo tipo d'interazione tra immagini e utenti, una sorta di versione 2.0 del tasto rosso dei decoder satellitari o terrestri. Del resto, un recente rapporto dell'istituto di ricerca Nielsen sostiene che l'80% delle persone usa smartphone e tablet mentre guarda la tv. "Noi vogliamo rivolgerci a queste persone: ci sono oltre un miliardo di smartphone nel mondo. Le possibilità di crescita sono enormi", prosegue Fisher.

Shazam punta non solo ad arricchire di contenuti e Tweet la visione di un programma, ma conta di rivoluzionare anche il nostro modo di fruire la pubblicità. Un domani potremo acquistare il prodotto immediatamente, mentre guardiamo lo spot. Oppure avere più informazioni o interagire direttamente con l'oggetto reclamizzato. Immaginate ad esempio di vedere lo spot di un auto che dalla tv passa sul vostro tablet e si trasforma in un videogame. Le possibilità, in teoria, sono infinite.

Il servizio è già attivo negli Stati Uniti. I primi esperimenti sono stati portati avanti insieme al canale NBC durante le Olimpiadi. Dopo alcuni mesi di rodaggio, Shazam ha stretto accordi con oltre 160 emittenti in America. Con risultati incoraggianti: il 54% degli utenti di Shazam usa l'applicazione mentre guarda la tv. Quando compare il simbolo di Shazam sullo schermo, basta attivare l'app per avere accesso ai contenuti extra. Dopo gli USA, adesso è la volta dell'Europa, con l'Inghilterra in prima fila. Lo scorso febbraio durante i Brit Awards, gli Oscar della musica made in Britain, Shazam offriva biografie dei protagonisti, trivia e collegamenti a Youtube per ascoltare tutte le canzoni in concorso. In Irlanda, invece, sta andando in onda una pubblicità della Volvo: usando Shazam si può richiedere una prova su strada e si partecipa all'estrazione di un'iPad Mini.

La compagnia inglese spera di stringere accordi con le maggiori tv europee, Italia compresa (siamo il quarto paese al mondo come numero di utenti), già nel 2013. Per le pubblicità occorrerà aspettare un po' di più, perché ogni paese ha regole diverse da rispettare. Insomma, ci vorrà del tempo, ma presto smartphone e tablet rivoluzioneranno il nostro modo di guardare la tv. Anzi, lo stanno già facendo.

(Fonte: www.repubblica.it)
Cesare Paris
Seo Specialist
Ufficio Stampa

lunedì 6 maggio 2013

Instagram, ora si può taggare: "Photos of you".

Tag, una delle parole più magiche del web. Significa letteralmente "etichettare", mettere un segno di riconoscimento, un nome proprio o comune che individua quello che si vede sullo schermo. E soprattutto lo rende cliccabile, esplorabile, in grado di aprire pagine e pagine di informazioni su quello che si sta visualizzando. Instagram, il social network basato su immagini e filtri fotografici, si aggiorna introducendo i tag sull'immagine, con cui identificare persone e cose. Un passo importante per l'app, acquistata da Facebook per un miliardo di dollari, perché per quanto riguarda l'ecosistema di Instagram, il tag aprirà nuovi scenari per la comunicazione e la monetizzazione.

Rispetto a prima, ora l'utente potrà decidere di inserire tag direttamente sull'immagine, e non solo nel campo dei commenti. I nomi dei propri contatti Instagram si autocompletano mentre si digita, ma oltre alle persone il dettaglio interessante per il marketing è che si possono taggare anche oggetti. Cliccando su una lattina ad esempio si potrà arrivare al profilo Instagram della bibita. E da qui in poi è facile immaginare nuove forme di marketing social e virale basate su questa popolarissima app di condivisione di immagini.

Novità e privacy. La funzione di tag ha un nome: "Photos of you", e tutto nella foto è taggabile, dal volto delle persone fino ai vestiti o al poster dell'attore o della località balneare sullo sfondo, agli oggetti sul tavolo, al volante dell'auto. Ogni elemento nell'immagine è insomma una chiave verso altre zone del web. Proprio come già accade su Facebook da sempre, ma stavolta in un contesto mobile che è proprio quello su cui punta Zuckerberg per alimentare i guadagni della sua azienda. Senza contare il traffico generato dai rimandi ad altri contenuti.
La nuova versione di Instagram con Photos of you è disponibile per iPhone e Android. Ancora manca l'app per Windows Phone, che però molte indiscrezioni danno in arrivo per la metà di maggio, e inizialmente per gli smartphone Nokia Lumia. Naturalmente è possibile regolare come le immagini con tag personale possono essere aggiunte al profilo, sia automaticamente che a mano, e impedire del tutto il procedimento.

(Fonte: www.repubblica.it)
Cesare Paris
Seo Specialist
Ufficio Stampa

Il 2013 di Facebook inizia con un aumento nei ricavi pubblicitari

La trimestrale di Facebook, relativa ai primi tre mesi del 2013, mostra come siano in aumento gli utenti che utilizzano il social network da dispositivi mobile e come siano in aumento i ricavi derivati dalla pubblicità.
Secondo i dati diffusi da Facebook, a marzo 2013 gli utenti attivi al giorno sono stati in media 665 milioni, con un incremento del 26% anno su anno. Sempre a marzo 2013, gli utenti attivi mensili sono stati 1,11 miliardi, con un incremento pari al 23%. Incremento ancora più alto ed evidente se si considerano gli utenti mobile, che al 31 marzo 2013 erano 751 milioni, con un incremento del 54% anno su anno.
Per quanto riguarda le strategie di business adottate, Instagram ha raggiunto i 100 milioni di utenti attivi al mese nel primo trimestre del 2013, mentre Facebook Home per dispoisitivi Android ha avuto subito un riscontro positivo. Per gli investitori sono stati lanciati Lookalike Audiences, Managed Custom Audiences e Partner Categories, per aiutarli a migliorare la loro capacità di colpire il target giusto.
In riferimento ai ricavi, nel primo trimestre sono stati pari a 1,46 miliardi di dollari, con un incremento del 38% rispetto a 1,06 miliardi di dollari nel primo trimestre del 2012. I ricavi pubblicitari sono stati 1,25 miliardi di dollari, pari all’85% del fatturato totale, con un aumento del 43% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. Le entrate che derivano dalla pubblicità da mobile hanno raggiunto il 30% dei ricavi pubblicitari.
Il popolare social network si dice impegnato a far sì che gli investitori possano pubblicare annunci su Facebook più rilevanti per gli utenti, collaborando con aziende e piattaforme come Datalogix e Epsilon per consentire a coloro che si occupano di marketing di incorporare dati di acquisto al di fuori di Facebook.

(Fonte: www.pmiservizi.it)
Cesare Paris
Seo Specialist
Ufficio Stampa

Un SEO sa molte più cose.


Un SEO sa molte più cose di quanto possiate pensare, o almeno dovrebbe saperle per poter meritare a pieno titolo questa definizione. Chi fa SEO, e lo fa con competenza, sa molte più cose di quante normalmente gliene vengono attribuite.
A metterlo in chiaro è un video di Rand Fishkin, che nel suo ultimo Whiteboard Friday spiega come è cambiata nel tempo la professione del SEO e come si trasforma continuamente. Ogni giorno.
Molti SEO infatti non si definiscono più tali, ma preferiscono definire piuttosto la loro attività di online marketing, inbound marketing, earned media marketing, ecc. ampliando il concetto di SEO con una visione della professione a tutto tondo. Tanto che la domanda di Fishkin, in sostanza, è: “vale ancora la pena parlare di SEO o è troppo limitativo?”.
Negli ultimi dieci anni questa professione ha subito notevoli trasformazioni. Prima chi faceva SEO si occupava di scrivere contenuti a tema con l’argomento del sito da promuovere, mettere correttamente le giuste keyword all’interno del testo, ottimizzare i tag, costruire o modificare l’architettura informativa e il gioco era sostanzialmente fatto. Poi si sono aggiunti i link (con tutte le attività spammose che ne sono seguite), ma questo era sostanzialmente tutto quello che faceva un SEO.
Ma il mercato cresce e si allarga, nascono nuovi tool, nuove piattaforme, nuovi fattori di ranking, ma soprattutto cambiano le esigenze. E cambia anche il SEO.
Il SEO non fa più solo SEO, ma fa marketing online, perché le necessità delle aziende aumentano e cambiano e così il SEO deve abbracciare progressivamente nuovi interessi e nuove discipline, interessarsi di altri contesti, vedere ciò che succede fuori e adattarsi continuamente al mondo che cambia.
In breve, l’ottimizzazione sui motori di ricerca è solo una delle tante attività del web marketing che il SEO deve portare avanti, sempre più alle prese con i social network, la link building attraverso i contenuti, blog, community, settori in cui deve intervenire necessariamente per poter portare a casa il risultato finale.
Con il tempo si è passati quindi dalle tattiche alle strategie a lungo termine, dettate dal moltiplicarsi dei fattori di ranking che incidono sul posizionamento, che hanno spinto i SEO a prendere in considerazione l’analisi dei dati per poter gettare le basi di una pianificazione di marketing.
Ma mentre la figura del SEO cresce, cambia e si trasforma a seconda dell’espansione e dell’evoluzione del marcato, molti restano ancorati ad un’immagine poco lusinghiera di questa professione, associata ad attività ormai in decadenza (perlomeno nella maggior parte dei casi) di spamming, manipolazione, studio di strategie in grado di ingannare il motore di ricerca violando le sue regole e assumendo comportamenti poco etici.
La cosa più importante da capire è che il SEO - proprio come la disciplina e il settore in cui lavora – cambia continuamente, ad una velocità pazzesca, e abbraccia progressivamente molti settori un tempo considerati lontani.
Qualche esempio?
In passato  il SEO si occupava solo di ranking, contenuti, tag e link. Oggi deve conoscere e saper precedere decisioni anche nel settore della user experience e del design, dei contenuti, del brand e dell’email marketing, nelle PR online e offline, nella vendita e advertising, nella programmazione, nel servizio e assistenza clienti, nei social network e nelle community.
Senza conoscere e influenzare questi settori, il SEO non può definirsi un vero SEO.
E allora cosa fa un SEO?
Semplice, aiuta il cliente a migliorare il suo business e senza tener conto di tutti questi fattori, l’azienda avrà difficoltà a crescere!

(Fonte: www.pmiservizi.it)
Cesare Paris
Seo Specialist
Ufficio Stampa